Giuseppe Stefani: fatiche e soddisfazioni di una passione in cui vive ancora l’antica sintonia tra uomo e animale.
Questa è una domenica di pioggia, una di quelle in cui l’acqua scende fine fine come capita a novembre.
T’inzuppa i vestiti che neanche te ne accorgi.
T’inzuppa i vestiti che neanche te ne accorgi.
Sarà la nebbiolina a mezza altezza tra gli alberi, o il cielo grigio scuro, ma oggi la maratona degli attacchi sembra correre al rallentatore, sospesa in questo silenzio rotto solo dallo scalpitare degli zoccoli e dai comandi del pilota in carrozza.
La gente, assiepata ai bordi del percorso, decorata da ombrelli spaiati, segue con lo sguardo quella bestia unica in cui si fondono due cavalli in pariglia, una carrozza e due uomini.
La carrozza è un modello sportivo, appositamente progettato per questo tipo di competizione: leggera e robusta, reduce da mille battaglie e mai finita negli aggiustamenti.
Due splendidi cavalli ungheresi trainano l’attacco.
E sterzano, e trottano, e si infilano nel fango, e slittano e riprendono.
E sterzano, e trottano, e si infilano nel fango, e slittano e riprendono.
Alla guida c’è Giuseppe che sobbalza ma tiene il punto, redini alla mano.
Dietro, aggrappato al mezzo, c’è Benedetto, esperto nel bilanciare la carrozza.
Dietro, aggrappato al mezzo, c’è Benedetto, esperto nel bilanciare la carrozza.
“Hop!” incita Giuseppe.
Benedetto si butta sull’esterno.
La carrozza sobbalza.
I cavalli aggiustano la traiettoria e
tutto quello che ho fin qui raccontato si infila in una pozza di acqua e fango.
I coni ai bordi della porta vacillano ma non cedono.
La prova è superata.
Benedetto si butta sull’esterno.
La carrozza sobbalza.
I cavalli aggiustano la traiettoria e
tutto quello che ho fin qui raccontato si infila in una pozza di acqua e fango.
I coni ai bordi della porta vacillano ma non cedono.
La prova è superata.
Sembra ieri quando tutto questo è iniziato.
In un tempo in cui di fronte alla casa di Giuseppe c’erano i campi e lo zio Gianni veniva a Basella con il suo carro agricolo per ararli: il piccolo nipote di cinque anni lo attendeva per vederlo arrivare.
In un tempo in cui di fronte alla casa di Giuseppe c’erano i campi e lo zio Gianni veniva a Basella con il suo carro agricolo per ararli: il piccolo nipote di cinque anni lo attendeva per vederlo arrivare.
Forse le passioni nascono dagli eventi o forse sono già dentro di noi in attesa di una scintilla.
Fatto sta che da allora un’avventura è inziata.
Fatto sta che da allora un’avventura è inziata.
Sappiamo però bene che quella del cavallo è una passione impegnativa e costosa, non certo alla portata di tutti. Quello che quindi manca va necessariamente sopperito con l’ingegno.
Giuseppe costruisce quindi la propria carrozza: recupera parti di carrozze dismesse, progetta la struttura, adatta il materiale. Il risultato è un piccola carrozza artigianale.
Con i soldi raccimolati trova una cavalla domata. Gli viene garantito che è già stata usata con un calesse.
Non appena la attacca al carretto scopre che non è così: la cavalla scalpita, corre all’impazzata, il mezzo viene distrutto e Giuseppe ne esce con le ossa ancora intere.
Preso nota dell’esperienza, i tentativi successivi si riveleranno più fortunati.
Con i soldi raccimolati trova una cavalla domata. Gli viene garantito che è già stata usata con un calesse.
Non appena la attacca al carretto scopre che non è così: la cavalla scalpita, corre all’impazzata, il mezzo viene distrutto e Giuseppe ne esce con le ossa ancora intere.
Preso nota dell’esperienza, i tentativi successivi si riveleranno più fortunati.
Inizia così un viaggio in cui all’amore per il cavallo si affianca quello per la tecnica e lo sport.
Ci sono le competizioni: addestramento, allenamento, attrezzature.
Un lavoro costante che negli anni ha portato premi e soddisfazioni. Un esercizio continuo per trovare quella sintonia con l’animale necessaria per vincere.
Ma per Giuseppe andare a cavallo non è solo allenamento e competizione. E’ soprattutto piacere di stare con i propri animali.
E’ il viaggio in carrozza dal ritmo lento e meditato.
Un percorso che può essere breve come nei frequenti giri nelle campagne di Basella e Urgnano o lungo e avventuroso come quando, nel 2008, si trovò in una carovana persa nella neve in mezzo alle terre bresciane.
E’ il viaggio in carrozza dal ritmo lento e meditato.
Un percorso che può essere breve come nei frequenti giri nelle campagne di Basella e Urgnano o lungo e avventuroso come quando, nel 2008, si trovò in una carovana persa nella neve in mezzo alle terre bresciane.
E’ attraverso il suo racconto che si capisce come, nella genuina passione per i cavalli e gli attacchi, Giuseppe porti ancora viva nel nostro territorio la tradizione che ci appartiene del viaggio a cavallo.
Un rispettoso rapporto con l’animale dove obiettivi e tecnica sono sempre secondi all’amore per il cavallo.
Un rispettoso rapporto con l’animale dove obiettivi e tecnica sono sempre secondi all’amore per il cavallo.
Un ringraziamento a Giuseppe per il racconto e il materiale fornito.
Correzione fotografica, redazione e impaginazione: Roberto Consoli.
Correzione fotografica, redazione e impaginazione: Roberto Consoli.
Questo racconto è parte del progetto Persone e attività di Basella Viva.
Se hai materiale per arricchire questo racconto o hai persone e attività da proporre, contattaci.
Se hai materiale per arricchire questo racconto o hai persone e attività da proporre, contattaci.