31 dicembre 2019

Il monumento di Medea Colleoni

Una delle più grandi opere della scultura lombarda del ‘400 realizzata nella Chiesa di Santa Maria di Basella.

L’interessante storia di questo monumento inizia nel freddo inverno dell’anno 1470. 

Medea, la quattordicenne figlia naturale di Bartolomeo Colleoni, è colpita da una grave infezione polmonare. Il Condottiero lascia i suoi impegni e i suoi importanti incarichi per stare al capezzale della sua amatissima fanciulla che muore quasi improvvisamente nel Castello di Malpaga il 6 marzo. Una perdita molto dolorosa per l’anziano padre. 
 
Giovanni Beri, Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea  che l’Amadeo ha compiuto, 1867, Dipinto su tela, Pavia (Musei Civici del Castello Visconteo)
Giovanni Beri, Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea che l’Amadeo ha compiuto, 1867, Dipinto su tela, Pavia (Musei Civici del Castello Visconteo)
Il settantacinquenne Colleoni, che è all’apice degli onori e dispone di ingenti risorse, incarica per la realizzazione del monumento funebre dedicato alla carissima figlia il pavese Giovanni Antonio Amadeo, uno dei migliori e promettenti scultori lombardi dell’epoca, con il quale aveva già preso accordi per la costruzione della Cappella e del proprio monumento funebre in Bergamo a fianco della Chiesa di Santa Maria Maggiore. 
 
Ritratto dello scultore Giovanni Antonio Amadeo (1447-1522), bassorilievo (Milano, Duomo 1510 circa)
Ritratto dello scultore Giovanni Antonio Amadeo (1447-1522),
bassorilievo (Milano, Duomo 1510 circa)
Decide di far realizzare il sepolcro di Medea in pregiato marmo bianco di Carrara e di collocarlo nella chiesa del monastero di Basella, fatto costruire anni prima dallo stesso condottiero e affidato alla cura dei Padri Domenicani, non lontano dal Castello di Malpaga in cui risiede.
 
L’Amadeo realizza il sepolcro nel presbiterio (coro) nella Chiesa a Basella, rifinendolo a più riprese e lo completa nel 1476 dopo la morte dello stesso Colleoni, avvenuta il 2 novembre 1475.
L’opera è elaborata in quello stile moderno che avrebbe liberato la scultura lombarda dal retaggio tardo gotico. E’ una delle prime che riportano la firma di questo artista (JOVANES DE AMADEIS FECIT HOC OPUS). 

Il sepolcro, incorniciato da lesene con ghirlande, è decorato da stemmi gentilizi, simboli di potere, e dall’altorilievo con Cristo in Pietà, immagine sacra ricorrente nell’arte funeraria.
Sopra l’epigrafe in lettere capitali (HIC IACET MEDEA…), Sono presenti gli altorilievi con la raffigurazione della Madonna col Bambino, di Santa Caterina d’Alessandria e di Caterina da Siena.
 
La Chiesa di S.Maria di Basella, Disegno dei primi anni del ‘900 (Parrocchia di Urgnano)
La Chiesa di S.Maria di Basella, Disegno dei primi anni del ‘900
(Parrocchia di Urgnano)
La statua di Medea è stata definita come “la più bella delle effigi che riposano in terra lombarda”. La figura della defunta distesa, come se dormisse, richiama la caratteristica dei monumenti funebri scolpiti “umanistici” fiorentini della metà del XV secolo. Pur con le sue particolarità, può essere considerata l’unica tomba di questo tipo nell’ambito lombardo.
 
Il monumento è ricordato dall’umanista piacentino Antonio Cornazzano (1429-1484), ospite per qualche tempo alla corte del Colleoni a Malpaga e dal letterato bergamasco Pietro Spino (1569): “… quivi Medea la figliola, che di sessanta anni egli acquistò d’una amica; vergine di bellezze, e di costumi elettissimi, e per ciò dal Padre tenerissimamente amata, venendo anzi tempo a morte, seppellì, e depose entro un’arca di finissimo marmo.” 

Giovanni Maironi da Ponte, (1819) descrive nella chiesa di Basella il “mausoleo di Medea” “… la quale vi è magistralmente raffigurata distesa sopra un’urna lavorata a bassorilievi e graziosissimi intagli …”

Anton Francesco Albuzzi (1738-1802), che raccoglie nella seconda metà del settecento il materiale per scrivere la prima storia degli artisti lombardi, definisce il “monumento di Medea Colleoni alla Basella” quale “opera lodevolissima”
 
Monumento di Medea Colleoni  trasportato dalla Basella nella Cappella Colleoni (Litografia di Carlo Facchinetti, 1843)
Monumento di Medea Colleoni 
trasportato dalla Basella nella Cappella Colleoni
(Litografia di Carlo Facchinetti, 1843)
Leopoldo Cicognara, nella sua “Storia della scultura…” (1823), loda i capolavori dell’Amadeo: “Questo scultore fu quegli che in Bergamo fece il famoso deposito di Bartolomeo Colleoni , e poco più lunge dalla città a Basella il monumento elegantissimo di Medea figlia nubile del suddetto …” “ … è forse la più distinta fra le sculture di questo autore, ove la figura di questa giovane è scolpita mirabilmente colla grazia più fina, e i più leggiadri ornamenti, ed ove i bassi rilievi che fregiano la fronte del deposito, e le statuette di tutto tondo che ne coronano la cima sono di una elegantissima esecuzione.”
 
Agli inizi dell’800, mentre sull’onda del romanticismo aumenta la fama di Giovanni Antonio Amadeo e la riscoperta delle sue opere, il monastero e la chiesa di Basella sono spogliati e ridotti in uno stato di abbandono e di degrado. 
 
Nel 1840 molti si auspicano che in Santa Maria Maggiore a Bergamo possano trovare presto accoglienza “... altri depositi di persone celebri che ora giacciono dimenticati in chiese di poca o nessuna frequenza, o sono forse inonorati benché tutt’ora esistenti per esserne state distrutte le chiese dove si ammiravano innalzati. Tali sarebbero il magnifico mausoleo di Medea Colleoni figlia del gran capitano, che trovasi nella chiesa campestre della Basella …” (Facchinetti 1840, pp. 65-66).
 
Era all’epoca proprietario del santuario e del convento di Basella il milanese Pietro Venini che, come riassume P.Aurelio Busetti, “perpetrò una serie di guasti e sconquassi: fece demolire l’atrio a lato della porta del convento e della Chiesa, che era tutto a rosoni e figure di mano maestra, anteriori al secolo XV, e sostenuto da quattro colonne; fece smantellare il chiostro che guardava a mezzogiorno e chiudere il pozzo che si apriva nel mezzo; fece adibire a usi volgari i migliori ambienti dell’unico chiostro rimasto; toccò i vertici di idiozia nel 1842 vendendo all’Amministrazione dell’Opera Pia Colleoni il magnifico monumento della figlia del Capitano, Medea”.
 
Monumento di Medea Colleoni nella chiesa della Basella, prima del 1842, Disegno di Pietro Maria Ronzoni (1781-1862), Milano, c. privata
Monumento di Medea Colleoni nella chiesa della Basella, prima del 1842, Disegno di Pietro Maria Ronzoni (1781-1862), Milano, c. privata
Poco prima la tomba di Medea è stata schizzata in un disegno di Pietro Maria Ronzoni (1781-1862) quando ancora si trovava a Basella nel coro dell’altare, unica testimonianza nota del complesso nella sua collocazione originaria.
Il monumento venne murato lungo la parete sinistra della Cappella Colleoni in Città Alta, dove la possiamo ammirare tuttora. L’operazione fu seguita in tutti i suoi passaggi, rispettando l’aspetto del sepolcro come lo si era trovato alla Basella.
A memoria dello spostamento, venne collocata tra le mensole dell’urna una iscrizione su marmo nero per ricordare che questo insigne monumento è stato qui trasferito dalla chiesa di Santa Maria di Basella il 9 febbraio 1842 (INSIGNE HOC MONUMENTUM E TEMPLO S. MARIAE DE BASELLA HUC TRASLATUM NON FEBR AN MDCCCXLII).
 
La notizia del trasferimento ebbe grande risonanza. Fu commentata sul «Giornale della Provincia di Bergamo» da Agostino Salvioni (4 marzo 1842), che lo stesso anno ne fece una pubblicazione specifica. Venne inoltre dedicata ampia e minuziosa descrizione nella annuale pubblicazione sui fatti memorabili della bergamasca, dove il monumento fu pubblicato riprodotto in una litografia (Carlo Facchinetti, Bergamo Notizie Patrie, 1843).

Significativo è il dipinto del pavese Giovanni Beri (1867) dove, con nostalgia e romantico realismo, ci rappresenta con ricchezza di particolari l’immaginaria scena nella chiesa di Basella mentre “Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea che l’Amadeo ha compiuto”
 
Olivo Campana
 
Giovammi Antonio Amadeo, Monumento funebre di Medea Colleoni, 1471 - 1476 circa. Bergamo (Cappella Colleoni)
Giovammi Antonio Amadeo, Monumento funebre di Medea Colleoni, 1471 - 1476 circa. Bergamo (Cappella Colleoni)
Fonti:
- Roberto Cara, tesi di dottorato “Ricerche intorno a Giovanni Antonio Amadeo e alla scultura del Rinascimento in Lombardia”, 2015, Padova.
- Don Francesco Vistalli (1877-1951), “Breve storia della miracolosa apparizione di Maria Santissima alla Basella e del suo Santuario”, 1917, Bergamo.
- Carlo Facchinetti, “Bergamo o sia notizie patrie. Almanacco per l’anno 1843”, Bergamo.
- P.Aurelio Nino Busetti,“Il santuario della Madonna di Basella”, 1971.
- Opere citate.